C'è poco da scrivere oggi.
Ciao Marco, eri veramente un grande. Ti divertivi e ci facevi divertire, tanto. Mi dispiace solo che al momento della scivolata ti sarai incazzato, com'eri solito fare, pensando che stavi buttando un altra gara come ti è successo spesso quest'anno. Da quanto ho visto so che stavi cercando di limitare i danni, se non proprio ritornare in piedi, almeno evitare la sabbia, e magari, una volta fermo e senza danni raddrizzare su la moto e ripartire per salvare il salvabile, buttandoti a capofitto in una rimonta, a suon di imprecazioni irripetibili sotto il casco.
Non ti ha sfiorato l'idea che qualcuno avesse potuto investirti e farti male, ne sono sicuro. Mi vedranno, mi eviteranno, sono considerazioni che al tuo cervello venivano automatiche ne sono certo, non era neanche un curvone velocissimo. Fin qui posso immaginare tutto. Poi non so cos'hai avuto il tempo di provare, di capire, quando il colpo mortale ed inatteso è arrivato, forse nulla, probabilmente nulla. E allo stesso modo non so cosa pensi adesso, dove sei e cosa sei diventato, ma sento fortemente che ci sei ancora, come tutti quelli che solo in apparenza ci lasciano.
E così ti immagino vicino alle tue persone care, al loro fianco, triste per la loro tristezza, ma incredulo più di noi per la cosa grande che ti è capitata, perchè i tuoi occhi ora vedono meglio dei nostri, così piccoli, così accecati dal dolore e dal pianto.
Seguo le corse da quando ero bambino, e tu non eri neanche nato. Ne ho visti di campioni andarsene, di ragazzi che seguivo nelle loro carriere fin dai primissimi passi. (ricordo Senna dalle gare di go-Kart dov'era fantastico). Ogni volta la stessa sensazione di vuoto e di dolore. Anche se stavolta, a 43 anni, con due figlie, forse lo accetto meno. E per la prima volta forse mi domando se è giusto continuare a far vivere uno sport così crudele. Ma so che tu per primo rifaresti tutto, perchè morire è destino comune alla fine, per un motivo o per l'altro, e basta una sera in discoteca per cancellarti dalla faccia della terra. Ma vivere come hai vissuto tu, quello non è da tutti, e tu, della tua breve ma intensissima vita, puoi andare più che fiero. E sento che questo stai provando adesso che tutto è incredibilmente finito.
Hai voltato l'ultima pagina, il romanzo è finito. E' stato breve è vero, ma veramente splendido, da non cambiare una virgola, e questo è l'importante adesso. Ora sai solo tu cosa ti aspetta, e cosa attende tutti noi, dietro quel velo oltre il quale non sappiamo vedere.
MI piacerebbe che ce lo potessi venire a raccontare con il tuo solito entusiasmo. Immagino già la tua voce "Ragazzi è una figata di qua". So che lo vorresti fare, ma questo purtroppo non ti è concesso, e queste cose, noi che ancora dobbiamo compiere quel passo che tu hai appena compiuto, ce le dobbiamo intuire e capire da soli.
Resta solo il fatto che ci mancherai, ai tuoi cari ogni istante della giornata, a noi ogni maledetta domenica di corse, quando il rumore dei motori, e quello sfrecciare di carrozzerie colorate non potrà non nuocere un pò a quella ferita che sentiremo dentro, e quella pista ci sembrerà inspiegabilmente ma inevitabilmente più vuota.
Ma so che tu sarai sempre li, a guardarci tutti e a dirci... "se c'ero ancora io..".
Ciao, piccolo, simpatico, pazzo, fenomenale, grande uomo e grande campione.