Malcom Scott Carpenter, uno dei primi "Original Seven Astronaut" dell'epoca Mercury è morto ieri all'età di 88 anni.
Carpenter, secondo americano e quarto uomo a compiere almeno un'orbita attorno alla Terra, completò una sola missione, la Mercury-Atlas 7 il 24 maggio 1962 per un totale di 3 orbite attorno alla Terra e 4 ore e 56 minuti di volo. Appiedato ufficialmente a causa della rottura di un braccio in un incidente motociclistico, in realtà fu vittima di un comportamento giudicato inadeguato dai vertici NASA che non vedevano di buon occhio che un astronauta eseguisse dei compiti in maniera autonoma anziché seguendo gli ordini del Controllo Missione. In effetti Scott Carpenter fu sempre in ritardo sul programma di volo perché più interessato agli aspetti scientifici del volo stesso, consumò troppo carburante per l'esecuzione delle varie manovre orbitali e infine perse tempo per seguire delle "luci anomale" fuori dal suo finestrino (luci che si verificarono essere semplicemente dei riflessi su gocce d'acqua che si erano raccolte dopo il decollo sul bordo della capsula), perdendo così l'attimo giusto per l'accensione dei retrorazzi di frenata e finendo "lungo" di ben 460 km. Dato "virtualmente" per perso fu trovato solo dopo mezz'ora mentre galleggiava in maniera autonoma su una zattera di salvataggio a fianco della capsula Mercury. Recuperato quindi dopo ben 3 ore dall'ammaraggio fu ritenuto in seguito inidoneo ad altri voli. Non lasciò la NASA ma prese parte ad altri progetti tra cui la prima missione in ambiente sottomarino Sealab e seguì la costruzione del Modulo Lunare per il progetto Apollo. Si dimise dalla NASA nel 1967, dalla Marina Militare di cui faceva parte nel 1969 e si ritirò a vita privata, collaborando con Jacques Cousteau all'esplorazione dei mari nel mondo ed eseguendo immersioni un po' dappertutto (anche sotto i ghiacci del Polo Nord).
Ora degli originali "primi sette" ne resta solo uno, il mitico John Glenn, primo americano ad orbitare attorno alla Terra.